Una sera piovosa, autunnale,
Ora schivando il fango, ora una pozza.
Io seguii la carrozza
Che manda al Cimitero l’Ospedale.
Cimitero e Ospedal son buoni amici
E tengono fra lor conti correnti.
Davver, pochi clienti
Si dan l’un l’altro tanti benefici!
L’Ospedale gli manda i suoi defunti,
E il Cimiter lo paga col dolore,
Che rende infermo il cuore
E fa le donne e i giovinetti smunti….
L’Ospedale gli manda le sue spoglie,
E il Cimiter gli manda i suoi poeti,
Che in mezzo ai sepolcreti
Tentano col pensier le eterne soglie….
La carrozza che va dall’Ospedale
Al Cimitero, portandovi i morti,
M’ha dati piu’ conforti
Che non millanta libri di morale!
Filosofando, io le cammino allato
E vo pensando a chi dentro vi giace,
E, spesso, mi do pace
Se per _caso_ quel di’ non ho pranzato!
La colomba che sopra v’e’ scolpita
Par che dica, mandandomi un saluto:
“Che giova esser vissuto!
“Che giova il darci pena della vita!”
Or, quella sera, deposte le bare,
Il negro carro era diggia’ partito,
Ed io, come impietrito,
Restai del camposanto al limitare.
La’ m’inchiodava una visione strana,
Di quelle che sa far soltanto il Vero,
E che vede il pensiero
Sol di chi studia la Commedia Umana.
Una vecchia magrissima e grinzosa
S’era posta a seder sovra le bare,
Ed io l’udia cantare
Una canzon con voce cavernosa.
La solinga megera, gravemente,
S’accompagnava nelle note basse
Battendo sulle casse
Coll’ossa delle gambe macilente.
Elia diceva: “Io son la portinaja,
“E sono vecchia, e di pessimo umore….
“Ma quando ero sul fiore
“Degli anni, allora, ero leggiadra e gaja!
“Quanti baci, quand’ero ancor fanciulla,
“Su queste spalle secche e questa bocca
“Ora, bazza a chi tocca!
“Io vo’ morir, che non son buona a nulla!
“Forse, qui dentro, in queste casse bianche
“Han chiuso qualche giovane d’allora,
“Che si tolse all’aurora
“Dalle mie braccia, colle membra stanche!
“Forse, a quel tempo, egli m’avra’ adorata
“Come a ventanni un’illusion si adora!
“Il giovane d’allora
“Amore, arte, piacer m’avra’ chiamata!
“Chicchetussia dei mille amanti miei,
“Che mi presti la bara a seggiolone,
“Sappi che un’illusione
“Per te, se fosti vivo, ancor sarei….
“E sarei la piu’ triste e la piu’ grama,
“La piu’ steril di pace e d’allegrezza,
“E potrei d’amarezza,
“Non piu’ di gaudio, pagar la tua brama.
“Sappi ch’io sono ancora un’illusione,
“Ma non siccome un di’ bella e gioconda,
“Ne’ alla mia treccia bionda
“Chiederesti il profumo e l’oblivione!
“Sappi che piangeresti in mia presenza,
“Perch’io son l’illusion la piu’ inumana;
“La piu’ caduca e vana;
“L’illusion dei sepolcri: l’_Esperienza_!”
(Ferdinando Fontana)
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