Piegate per gli amanti, scongiurate il Signore
Che creo’ la sventura quando creo’ l’amore.
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Tutti abbiam nella vita
L’ora fatal che resta, come negro stilita
Sul nostro capo, immobile, finche’ anuiam sottoterra.
E. PRAGA.
Questo e il mio di’ fatale!…
O genti buone,
Se i canti miei v’han dato un entusiasmo.
Se una scintilla dell’anima mia
V’arse un istante, siatemi cortesi
D’una lagrima.
Ho qui dentro un’angoscia
Che non ebbi giammai!… Oggi ho perduto
L’illusione del mio primo amore!
Un amore di fuoco, uno sfrenato
Abbandono dei sensi!… Oggi colei,
Che ieri ancor nei supremi deliri
Mi chiamava il suo angelo, m’ha detto
Che spento a un tratto si senti’ nel coro
Ogni disio di me!
Questo e’ il meriggio!
Questo e’ il triste meriggio della mia
Povera vita!
Io sono solo e piango,
Ed amo ancora!
Oh!… N’ho provate tante
D’amarezze quaggiu’!… Negli anni primi
Io senza guida rimasi qui in terra;
Poscia, orrende compagne, ebbi la fame,
E la miseria, e il freddo, e la crudele
Compassion dei felici, e l’ironia
Dei mille!…
E quelli fur giorni di gioja
Al paragon di questo!… Allora i canti
Giocondamente mi nascean nel cranio.
Ed io, recando un ideai tesoro
Di poesia, indifferente o lieto
Passavo in mezzo alle sventure mie!
Oh! Maledetta la tua testa bionda,
O creatura, che hai forma di donna!
Tu, venuta per compier l’anatema
Che un’altra mi scaglio’, quand’io non volli
Da amor turbati i miei futili sogni
Di gloria!… Oh!… Mille volte maledetta
Quella tua bocca ch’io baciai fremendo!
Quelle tue carni che col labbro mio
Consacrai tutte!
O carni!… O polve!… O vermi
Olezzanti d’olezzi celestiali!
S’agita ancora questo sangue mio.
Tumultuando, s’io ripenso a voi!
Ma un piu’ intenso desir m’arde le vene!
Ed e’ quel di vedervi entro una bara
Scender sotterra a tornar vermi e polve!
Maledetta la man che mi porgesti,
O donna, il di’ che ti venni dinanzi!
Maledetto il tuo seno e maledette
Le tue spalle! Ed il pie’, con cui movesti
Ai ritrovi d’amor che m’han beato!
E la tua lingua e le belta’ recondite
Del tuo corpo, in eterno maledette!
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Io nacqui buono, e la’, dove potea
Giunger la mano mia, sempre una lagrima
Tersi; e, piangendo, il perdono implorai
Persin dai bimbi, se, cieco per l’ira,
Recai loro un’offesa; ed amo i fiori
E l’indulgenza; e un’immensa vergogna
Mi sale al viso s’io penso che alcuno,
Piu’ debole di me, puo’ dir: “_Tu, forte,
“Mi oltraggiasti!_”
Ma in questa ora fatale
Io medito un delitto; ed accarezzo
Nefande idee di sangue; e s’io potessi
Esser solo con _lei_, lontan da tutti,
Non veduto, nell’ombra, io la vorrei
Vigliaccamente uccidere!… Vorrei
Vederla agonizzar fra le mie braccia;
E guardarle negli occhi, annebbiati
Dalla morte; e coll’ugne, gocciolanti
Del sangue suo, vorrei scavarle io stesso
La fossa; e seppellirla; e fra le genti
Tornar ridendo; e pormi sulla faccia
Una maschera; e il di’, che la sua salma
Assassinata fosse discoverta,
Vorrei mescermi al volgo impietosito;
E simular le lagrime; e cantarne
Le laudi: e a tutti asseverar, piangendo,
Ch’io ne morro’ d’angoscia!…
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Oh!… Scellerate
Aberrazioni!… Oh!… Mia povera mente!
Oh!… Accesa lava dei miei fervidi anni!
Deh’… Perdonate!… Io sono un pazzo!… Io piango
E son solo!…
E il profil di quella bionda
Testa di donna io l’ho dinanzi agli occhi
Come nei di’ ch’io la copria di baci!
Or mansueto le favello:
“O amata
“Creatura gentil, vorrei morire
“Pria di vederti piangere!… Darei
“Tutto il mio sangue per vederti lieta!
“Alla legge d’amor chino la testa!
“Qual colpa e’ in te se i baci miei, che un giorno
“Ti davano il delirio, or ti dan noja?
“Qual colpa e in te, che., lagrimando, forse
“T’aggrappasti, nell’ultime giornate,
“Ai ruderi sconnessi d’un affetto
“Che cadeva in rovina?!
“E’ eterna legge
“Che la fiamma d’amor non duri eterna!
“Ma eternamente io portero’ nel cuore
“La tua dolce memoria! E benedetto
“Diro’ il giorno, in cui tu, nulla chiedendo
“Fuor che carezze, a me, che non osavo
“Neppur sperarlo, spalancasti il cielo
“Di tue belta’!…
“Non ha gemme la terra
“Che paghino una sola ora d’amore!…
“Ed io fui ricco!… Ed or di mia dovizia
“Le briciole soltanto, le memorie,
“Conforteranno i miei venturi giorni!
“Ah!… S’io potessi (ineffabil miracolo!)
“Dimenticare le tue carni e il tuo
“Sembiante, e il tuo nome, e rammentarmi
“Dei nostri baci e delle nostre notti
“Come di baci e di notti trascorse
“In altra vita che non sia codesta!
“Come di eventi di tempi remoti!
“Deh!… Fa ch’io non ti vegga!… Solitario
“Mi chiudero’ fra quattro mura, e lungi,
“Lungi di qui vo’ seppellirmi, in fondo
“A qualche tetra valle, o in cima a un’alpe,
“Pur ch’io piu’ non incontri nelle vie
“Il tuo flessibil corpo da libellula,
“Che nelle forme aggraziate ha un fascino
“Voluttuoso che insulta e tormenta!
“Pur ch’io piu’ non ti vegga!… o un vel di sangue
“M’offuschera’ dell’intelletto il lume!
“Ed io dovrei bruttar la vita mia
“Inconsapevolmente (ahi mi perdona!)
“D’una macchia di sangue!”
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O genti buone,
Se i canti miei v’han dato un entusiasmo,
Se una scintilla dell’anima mia
V’arse un istante, siatemi cortesi
D’una lagrima!
Ho qui dentro un’angoscia
Che non ebbi giammai!… Oggi ho perduto
L’illusione del mio primo amore!
Questo e’ il mio di’ fatale!… E l’abbiam tutti,
Genti buone, quaggiu’!… Questo e’ il meriggio!
Questo e’ il triste meriggio della mia
Povera vita!… E mi coce il sollione
Dei piu’ torbidi affetti, ed ho nel cuore
Il fuoco e lo splendore smagliante
Che nel meriggio abbacina ed uccide!
Io sono solo, e piango, ed amo ancora!
(Ferdinando Fontana)
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