(A MICHELE UDA)
Napoli e’ il pandemonio
D’ogni stranezza umana;
Vi si respira il soffio
Dell’epoca pagana;
Come al tempo dei Cesari
Rimaser le taverne;
Serban l’antica foggia
L’anfore e le lucerne.
Il popolo s’inebria
Di leggende e di canti;
Ama le notti tiepide,
I tramonti smaglianti,
L’albe serene, il glauco
Color della marina,
Cio’ che fa chiasso e luccica,
Il lotto e Mergellina.
Ogni veste in fantastici
Disegni si ricama;
La ricchezza frastaglia
I merletti alla dama,
E l’abile miseria
Alle povere donne
In pittoreschi cenci
Sa ricamar le gonne.
Di poco pane e d’acqua
La plebe si nutrica;
Ha l’apatia mirabile
Della sapienza antica;
Come adorava gli idoli,
Adora i santi adesso;
I simboli mutarono,
Ma il culto e’ ancor lo stesso
I cocchieri bestemmiano
Per le marmoree vie…
E salutano agli angoli
I Cristi e le Marie.
Spesso la fame, squallida
Larva, i tugurii invade…
E cogli aranci i pargoli
Giuocano nelle strade.
Oggi si muta in ghiaccio
L’umor delle fontane…
E le camelie sbocciano
Col sol della dimane.
Ogni edificio e’ un’ampia
Mole che in cielo ascende…
E a vivere sul lastrico
Il cittadin discende.
Ieri l’orrendo tremito
D’un sotterraneo moto
Facea pregare e piangere
Il popolo devoto…
Oggi, gia’ quasi immemore
Del periglio mortale,
Ei pensa alle baldorie
Del pazzo carnevale.
Napoli e’ il pandemonio
D’ogni stranezza umana!
Un ineffabil fascino
Dalle sue pietre emana;
Pari alla vita assidua
Di sua genial natura,
Un incessante fremito
Vibra fra le sue mura.
Bimbi, cavalli e monaci,
Soldati e marinari,
Dame, accattoni e lazzari,
Ganimedi e somari,
Cocchi, carri e curricoli,
Mercajuoli ed artieri,
Un mondo indefinibile
Brulica nei quartieri.
I confratelli, in candidi
Lenzuoli imbacuccati,
Colle faci precedono
I feretri dorati;
E intanto, sotto i portici,
Trofei multicolori,
S’innalzano a piramidi
Frutta, legumi e fiori.
Come pesci, i ladruncoli
Guizzan fra dorsi e petti;
Le cortigiane passano
Ridendo ai giovinetti;
E fra le ruote, gli uomini,
Le donne ed i cavalli
Delle capre lampeggiano
I limpid’occhi gialli.
Echeggia intorno l’impeto
Dalle robuste gole;
La negra folla ondeggia
Sotto i raggi del sole;
Mille campane annunziano
Battesimi e agonie…
E Pulcinella sbraita
Lazzi e corbellerie.
Dal porto, colla candida
Ala cercando il vento,
Le navicelle salpano
Per Gaeta e Sorrento;
E in fondo (immane fiaccola
Che il Tempo non consuma)
Sovra le cose e gli uomini,
L’alto Vesuvio fuma.
O mia canzone, librati
Nell’aria profumata;
Guarda l’immensa cerchia
Della citta’ incantata;
Vedrai che da Posilipo
A Porta Capuana…
Napoli e’ il pandemonio
D’ogni stranezza umana.
(Ferdinando Fontana)
More Poetry from Ferdinando Fontana:
Ferdinando Fontana Poems based on Topics: Fame- Mastro Spaghi (Ferdinando Fontana Poems)
- Socialismo (Ferdinando Fontana Poems)
- Ars, Alma Mater (Ferdinando Fontana Poems)
- Acqua (Ferdinando Fontana Poems)
- Fuoco (Ferdinando Fontana Poems)
- Meriggio (Ferdinando Fontana Poems)
Readers Who Like This Poem Also Like:
Based on Topics: Fame PoemsBased on Keywords: mille, cose, dalle, sotto, vento, donne, nelle, nei, sul, delle, aria